“ Supersex ” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 6 Marzo 2024

6 Mar, 2024

Diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, la serie è liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. La sua famiglia, le sue origini, il suo rapporto con l’amore, un racconto profondo che attraversa la sua vita fin dall’infanzia e ci svela come e perché Rocco Tano – un semplice ragazzo di Ortona – è diventato Rocco Siffredi la pornostar più famosa al mondo.

La serie Netflix ci riporta a quando Rocco era bambino, noto come Rocco Tano e non la porno star Rocco Siffredi e si capisce subito che “Supersex” si prenderà molte libertà riguardo la storia di Rocco ma soprattutto che dietro la premessa della serie di parlare del mondo del porno, si nasconde una storia molto più interessante che parla di legami familiari, omofobia, mascolinità tossica e il fatto che questi attori e attrici sono mossi dalle stesse motivazioni e soprattutto paure e incertezze di ognuno di noi.

Il piccolo Rocco è un bambino che vede nel suo fratellastro maggiore Tommaso l’esempio da seguire per emergere e forse ancor di più la scoperta della rivista pornografica “SuperSex” lo aiuta a capire i propri sentimenti e a scappare dal bullismo. La morte del piccolo Claudio, picchiato da una banda e poco dopo deceduto e il fatto che la madre andrà a preferirgli il più piccolo, fanno scattare in Rocco un senso di rivalsa e di voglia di conquistare il mondo con le sue doti.

 

Il fatto che molti aspetti della conquista del mondo del porno da parte di Rocco Siffredi siano state cambiate è un limite ma anche una liberazione. E’ normale che nel pubblico nasce la curiosità nel vedere quali tappe abbiano portato il piccolo Rocco a diventare il simbolo che tutti conosciamo ma allo stesso tempo, il cambiamento di alcuni passaggi permette di mettere in scena sentimenti profondi e toccare aspetti più delicati della crescita di un uomo che forse nella realtà risultavano meno ammiccanti e d’impatto.

La serie risulta spesso divertente e consapevole di esserlo mettendo in scena momenti goliardici, epici tra incontri iconici come l’amicizia tra Rocco e Riccardo Schicchi oppure con Moana Pozzi. Come detto prima però la serie cerca di portare avanti una doppia anima con uno sguardo nel dietro le quinte di questo mondo piccante e provocatorio e alcuni rapporti burrascosi personali tra Rocco e la sua famiglia. Forse in questo secondo aspetto la serie non riesce a rendere al meglio tutti i personaggi sfruttando appieno la sua carica emotiva come era nelle sue intenzioni. Lo stesso Tommaso, nella sua versione da adulto interpretato da Adriano Giannini appare troppo stereotipato portando il tutto a tonalità da melodramma troppo marcate.

Il centro della serie rimane per fortuna Rocco che grazie all’interpretazione di Alessandro Borghi, risulta essere un personaggio a tutti gli effetti con tantissime sfaccettature ed è un vero piacere vederlo crescere prendendo coscienza della sua forza come uomo nel lavoro che sceglie di percorrere ma anche con i suoi limiti soprattutto legati all’amore verso le donne. Tali aspetti vengono resi alla perfezione lungo il racconto che tiene benissimo sebbene alla storia sulla fratellanza disfunzionale di Rocco con Tommaso viene dedicato troppo tempo. Naturalmente vengono mostrati molti rapporti sessuali ma queste scene sono sempre funzionali alla trama e mai gratuite. Molto spesso permettono di capire meglio lo stato emotivo di Rocco mentre affronta quello che gli succede come la perdita, il desiderio o il conflitto con la sua autostima.

I temi affrontati sono di ampio respiro e permettono di guardare un uomo che per diventare idolo ha sofferto tanto dovendo rinunciare a molto nella sua vita. Il linguaggio scelto può essere un ostacolo e per quanto sia in parte giusto contestualizzare il suo percorso tra le strade di un paese di periferia con dialetti e cadenze ben precise, a volte questo risulta un grosso limite per permettere a questi temi affrontati di riuscire davvero a conquistare tutti quanti.

Andrea Arcuri