Elise è una promettente ballerina di danza classica che vive a Parigi assieme al fidanzato. La sua vita perfetta viene però sconvolta il giorno in cui scopre che il ragazzo la tradisce e rimedia un brutto infortunio in scena. Il cammino per la guarigione fisica ed emotiva la porta fino in Bretagna, dove il calore dei suoi amici e un nuovo amore la mettono davanti alla possibilità di una rinascita. Armata di tenacia e determinazione, Elise non si lascerà sfuggire l’opportunità.
Il film prima di essere una storia di caduta e rivalsa di una ballerina è un omaggio sentito e sincero alla danza da parte del regista Cédric Klapisch che ha già diretto un documentario su questa forma d’arte. Le coreografie messe in scena sono più utili e significative della narrazione e trasmettono i vari stati d’animo che Elisa attraversa lungo il suo percorso. Sono questi i punti di forza su cui punta il film a fronte di una storia che tutto sommato è stata vista già molte volte ma il regista trova nell’estetica una sua personale originalità cosi da diversificarsi in mezzo a tanti prodotti simili tra loro.
Elise attraverso un lungo processo di passaggio tra la danza classica e quella contemporanea e anche qui Klapisch riesce nel delicato equilibrio trattandolo in maniera delicata e naturale. Ci evita di mettere in scena una gara di competizione tra personaggi, non ci sono antipatie o personaggi sgradevoli mentre accenna solo per poco un triangolo amoroso senza però renderlo centro della storia. La storia potrebbe non avere tutti quegli ingredienti che rendono un film facile da vendere e per le grandi masse ma tali “mancanze” non fanno altro che far risaltare ancor di più la danza nella sua essenza e bellezza intrinseca e intima.
Andrea Arcuri
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